Quella frase pronunciata di notte, sotto un cielo di stelle: “Lucio gioca a carte con mio padre…”. Giuliano Sangiorgi intonava “Il cielo” e, a due mesi dalla scomparsa del padre, restava solo sul palco di Piazza Maggiore. Solo insieme con la folla, per una dedica colma di felicità , la stessa di Dalla. Negli ultimi giorni il leader dei Negramaro si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni molto intime, legate alla sua famiglia, al rapporto con la sua piccola storia personale: “Quando è morto mio padre, mi sono reso conto quanto gli assomigliassi. Non solo lui aveva la passione per la musica, ma scriveva anche“. Righe che hanno un senso e che Vanity Fair ha trattato con cura, senza specularci. Quanta musica nella famiglia di ognuno di noi…
“Mi sono messo a leggere tutte le sue carte, le sue lettere, i suoi appunti, le sue cose segrete. Mi sono accorto di quanto fossi diventato lui, ormai. O forse lo sono sempre stato. E l’ho capito dopo trent’anni che se faccio quello che faccio, lo faccio perché lo faceva lui e non mi aveva chiesto di farlo. Negli ultimi due anni ci siamo avvicinati molto“. Quella felicità dedicata al cielo, verso un ricordo che da due mesi è solo questo, una sensazione di felicità trascorsa l’uno accanto all’altro. Sensazioni che non tutti possono capire…
Dura trovare la felicità , ancor più dura è ritrovarla: la famiglia è armonia, ancor più di una coppia. Così dalla felicità di Lucio Dalla sembra automatico per Giuliano passare a quel ritrovarsi mai automatico, ma puramente sognato. Anna e Marco, pensando ai suoi genitori, a un amore autentico, smarrito. Quante volte si è sognato di ritrovare una persona cara, tenersi per mano per un ritorno, fosse anche breve. “Stando spesso lontano, la distanza mi ha aiutato a mettere a fuoco i miei genitori. Mia madre è giovane, 57 anni e non riesco a vederla coma la moglie di mio padre che non c’è più. Con mio padre, invece, cercavo di capirlo senza giudicarlo…“.
(foto by kikapress.com)








