E siamo arrivati alla terza puntata. The Voice of Italy procede bene, spedito, il percorso delle “Blind Audition” appassiona il pubblico da casa, nonostante sia tutto registrato, privo insomma del pathos live. Quelle dirette che tutti attendono anche per capire il vero valore di Fabio Troiano (per ora piuttosto in ombra) e per verificare la tenuta (mentale) dei quattro coach: riusciranno a mantenere la calma, a non scontrarsi anche al di fuori del più classico rvm…? Di talenti, fino a questo punto, ce ne sono stati: abbiamo avuto il piacere di segnalare giovani di bellissime speranze, come Lisa Manara, Alessandra Parisi, Veronica De Simone. Savio Vurchio, non-giovane, ma tostissimo! Poi, vecchie conoscenze come Jessica Morlacchi (già leader della baby band Gazosa, ora pare Benedetta Mazzini) ed esclusioni immeritate (Samantha Discolpa, Martina Liscaio, Joline). Pelù sembra sempre quello più in forma, a suo agio in queste veste di opinion-coach, leggero, ficcante, spontaneo: non a caso risulta il più “amato” anche dagli stessi concorrenti…
Malelingue on Twitter…
Una volta si diceva che un format o un personaggio è forte quando nascono parodie a riguardo. Oggi funziona se diventa “trending topic”, se Twitter gli concede spazio. E’ andata così per X-Factor e per Sanremo, ora tocca #tvoi. Velvet in prima linea a raccontare a fare opinione, a provarci. Qualcuno ha detto che chi commenta e cinguetta a proposito di programmi tv è pagato dalla produzione. Rispediamo al mittente una provocazione sciocca e priva di fondamento. Torniamo a parlare di musica.
Birra made in Uk…
In Inghilterra, là dove sono maestri nella struttura di format del genere, pare stia nascendo l’idea di far svolgere i provini di X-Factor all’interno di pub e locali invece che, come accaduto finora, in discoteche o grandi sale. Una sorta di ritorno alle origini, audizioni vissute tra una birra e un panino, perché il pubblico televisivo non ha abbastanza chiari i passaggi dei concorrenti dall’anonimato alla serata TV. The Voice, più o meno, funziona così: la “filiera” nasce dalla produzione, arriva agli autori, poi sono i talent-scout presenti in loco – di concerto con alcuni locali ad hoc – a proporre le voci da selezionare. Non sarà una nuova frontiera, ma piace.
Andiamo a cominciar: pigiate il bottone, eh…
(foto by kikapress.com)
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