Inni nazionali: da Emma a Irene Fargo, passando per Beyoncé…

La serata azzurra (l’Italia del calcio sfida la nazionale maltese per le qualificazioni mondiali) aziona la memoria e dà peso a un antico problema: il binomio musica-pallone. I famigerati inni nazionali affidati a star della canzone, personalità di rilievo di questo o quel paese particolare. Quella di queste ore è l’occasione per ritrovare quell’Irene Fargo che mancava al pubblico italico da oltre un ventennio. Qualcuno la ricorderà per un paio di buone esibizioni sanremesi (primi anni ’90), ora ritorna per cantare Mameli. Compito ingrato, un canto che non si è mai prestato al canto, se non collettivo: un inno più che mai rivolto ad una esecuzione d’insieme, corale. Non troppo tempo fa era toccato ad una delle nuove voci tricolore provare l’ebbrezza dei “Fratelli d’Italia“…

Emma Marrone (in questi giorni fuori con il suo nuovissimo videoclip) aveva avuto la possibilità di prestare la sua voce rock, dura e graffiante alla causa azzurra: in quel caso si trattava della Coppa Nazionale e non della stessa rappresentativa maggiore. Grande impegno, ma ancora una volta una scelta che fa molto rumore, moltissima scena, ma resa un po’ scadente: voce potente, che spinge, ma con chiare difficoltà nei confronti di un testo ostico.

Ecco Arisa, probabilmente più adatta per timbrica e tessitura vocale (notate come siamo forbiti), ma purtroppo sovrastata dai fischi dello stadio. Che l’inno nazionale possa unire due tifoserie come quelle di Juventus e Napoli è certo impresa titanica. Questa volata nessun accompagnamento, si va a cappella. Facile distinguere lo strumento principe dell’esibizione: il fischiettante coretto del pubblico romano (…). Chiudiamo con un mistero sostanzialmente risolto, del quale abbiamo in passato già ampiamente parlato. Beyoncè aveva cantato in playback per il secondo insediamento alla Casa Bianca di Barack Obama, ma qualche tempo prima era riuscita a fare un figurone. Lo sport di riferimento diventa il football americano: la Knowles canta dal vivo ed è assolutamente da pelle d’oca

(foto by YouTube)