Giovanni Allevi @ Venezia: “La musica mi farà diventare matto”

Leggi una dichiarazione di questo tipo e la reazione immediata del passante non può che essere: “Matto? Ci sei già molto vicino!“. E non è detto che sarebbe offensivo, anzi. Giovanni Allevi, presente alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia (uno dei tanti nomi della musica italiana che quest’anno hanno visitato la città lagunare), si lascia andare a una serie di dichiarazioni solo apparentemente sconcertanti: “La musica mi porterà all’esaurimento nervoso“, così ha dichiarato ieri il pittoresco pianista e compositore italiano.

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GIOVANNI ALLEVI E LA POLEMICA SU BEETHOVEN – LEGGI LA NEWS

La musica è davvero capace di condurre alla follia? Sì, ma a rischiare questa fine beffarda è l’autore, mai l’ascoltatore. Questo esce fuori dalle parole di Giovanni Allevi, presente al Lido di Venezia con un cortometraggio invero molto curioso: era in volo verso il Giappone, immaginando di trovarsi in una casa del Settecento e “combattendo con la Strega Capricciosa, ovvero la musica“. Symphony of Life, questo il titolo dell’opera del cartoonist Marco Pavone, è un corto d’animazione in computer grafica accompagnato dalle musiche di Allevi. Quest’ultimo, recentemente, era stato oggetto di polemiche dopo aver “paragonato” l’immenso Beethoven a Lorenzo Jovanotti, preferendo il secondo per via di un maggiore ritmo. La stampa non ci mise molto a “ricamare” sopra queste dichiarazioni, poi chiarite dallo stesso pianista riccioluto. Proprio per tale uscita, qualcuno gli aveva già dato del matto, pensiero avallato e confermato da quanto detto ieri…

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Mi fa impazzire, ma è bellissimo

La musica che conduce alla pazzia, “che prende le sembianze di una Strega e mi porta ad espormi alle critiche e ad affrontare mille peripezie – racconta all’agenzia ANSA Allevi – e tutto questo non mi rassicura, ma è comunque bellissimo“.
La musica, aggiungiamo noi, è una forma d’arte povera e chi la segue e la pratica con passione rischia sempre di allontanarsi dal mondo reale. La bellezza delle note che si rincorrono sta proprio qui e l’espressione del compositore va presa per quello che è, senza impalcature inutili e fuorvianti.

(foto by kikapress.com)