Flaminio Maphia, addio a Pusha: veterano dal rap italiano

 lunAvrebbe compiuto 50 anni, Pusha – scomparso a Roma – ha rappresentato per anni il fronte italiano del rap

Ivan, Ivan Stortini. Ma nel mondo delle crew nessuno lo chiamava così, forse solo i parenti più stretti.

Per tutti al Prenestino, dove era nato e cresciuto muovendo i suoi primi passi nel mondo capitolino del rap, ormai quasi trent’anni fa, era Pusha, una delle anime che ha dato vita a quello che può essere considerato uno dei primissimi collettivi rap italiani, quello dei Flaminio Maphia.

Pusha e i Flaminio Maphia

Estremamente attivo nei club underground della capitale fin dalla fine degli anni ‘80 quando giovanissimo iniziavano a muoversi le prime individualità tra pochi punti di riferimento di grande valore culturale che oggi quasi non esistono più, Pusha era quello che si può definire un autentico veterano.

Ha attraversato le prime fasi del rap italiano, una cultura che gli appassionati nel nostro paese hanno dovuto letteralmente reinventare da zero, prendendo spunto dalla cultura americana ma poi riadattando lo stile e il linguaggio in quello che è diventato un meccanismo di comunicazione che si è evoluto nel corso degli anni.

Da qui, dai primissimi esperimenti, sono nati anche i grandi successi di Articolo 31 prima, i tormentoni come quello di Piotta, quello di Supercafone, con cui Pusha aveva anche collaborato. Ma soprattutto un gran numero di band che hanno dettato una scena fondamentale per capire quello che è la Trap di oggi che sta dominando la classifica italiana con tutti gli esponenti più giovani e nuovi della terza, forse anche della quarta generazione.

Da Pusha a Ian

Noto anche con lo pseudonimo di Ian Solo, un omaggio al mondo di Guerre Stellari che amava molto e che abbracciò dopo essere uscito dai Flaminio Maphia, Ivan Stortini avrebbe compiuto 50 anni tra pochi giorni.

Pusha in un murales allestito al Prenestino
Pusha in un murales allestito al Prenestino – Instragram @IvanStortini (VelvetMusic.it)

Fu un pioniere, uno dei primi a bazzicare il Valadier e Goody Music dove i primi writer ed MCs si scambiavano rime, idee e flow. Era un modo come un altro per alimentare quella che stava diventando una forma di comunicazione, e non solo una moda al traino del mercato americano.

Gli anni della consapevolezza rap

Già nei primi anni 90 si era conquistato una discreta popolarità esibendosi per pochissime persone, a volte perstrada… I club faticavano ancora a organizzare serate hip-hop. Bravo a ontaminare il linguaggio con elementi fortemente romani, una delle caratteristiche che avrebbe poi portato all’interno dei Flaminio Maphia con i quali collaborò dal 1995, sostituendo Booster G, per circa quattro anni.

Sono anche gli anni della consapevolezza di un movimento che era agli albori e che esce dalle cantine per diventare di massa. I Flaminio Maphia diventano una sorta di apripista per decine di altri gruppi che a poco a poco si formano, cominciano a lavorare e a esibirsi in un circolo di club sempre più ampi e pieni di pubblico.


Sono anche gli anni in cui il rap e l’hip hop italiano cominciano a fare irruzione all’interno delle classifiche: Neffa e Piotta i casi più clamorosi, peraltro completamente diversi. E questo finisce per portare in Italia concerti straordinari come quelli di Public Enemy, De La Soul, Wu-Tang Clan, Coolio. Il rap e l’hip hop in Italia sono diventati un vero e proprio stile senza il quale oggi, probabilmente, la Trap non avrebbe il seguito, il successo e il riscontro economico che ha.

Nato ai bordi di periferia

Tutto è nato tra i quartieri periferici di Roma e il centro cittadino dove le crew cominciavano a sfidarsi a colpi di beat e di rime. In un richiamo di abbigliamento che riportava allo stile americano.

Ivan Stortini in questo è stato davvero un precursore. Cui oggi moltissimi esponenti del rap e dell’hip hop di casa nostra pagano tributo.

A cominciare da Maurizio Ciferri, Rude MC, con lui nella prima formazione del Flaminio Maphia: “Ancora non ci credo che ci ha lasciato il nostro Pusha, faceva parte della nostra prima formazione dei Flaminio Maphia. Negli ultimi giorni parlavamo spesso di lui con Sparo e Booster G e tutti gli altri del vecchio giro del Flaminio, per sapere come stava, che stava facendo. Io non lo vedevo da più di 25 anni, sì Roma è grande ma il giro e sempre quello, perciò è facile beccarsi prima o poi e ultimamente chiedevo spesso di lui, e tutti mi dicevano che stava sempre sotto casa sua al Prenestino”.

Una lunga condivisione artistica la loro: “Con lui abbiamo scritto Restafestagangsta, Combattimento mortale e l’indimenticabile Sbroccatamente. Oltre a Si vive la notte e altri pezzi che hanno fatto la storia dell’hip hop italiano, ma che la nuova generazione non sa minimamente cosa siano… ma è anche grazie a noi se questa roba è andata avanti… Fai buon viaggio, fraté…”

Booster G, che gli aveva ceduto spazio nei Flaminio Maphia nel 1995, lo ha ricordato così: “Ci mancherà la tua romanità der Prenestino. Eri uno vero…”.

Tenero il ricordo di Massimo Rosa, G-Max, una riga sola: “Continuerai a spaccià rime solo a mezze piotte .. ovunque tu sei”.

Il popolo dei social

Grande cordoglio anche sulle bacheche social dove le crew per un giorno hanno deposto le armi del dissing per riunirsi nel ricordo dell’MC scomparso. Citando le sue stesse rime.

Ivan era riconosciuto e amato a Roma, nonostante la sua allergia ai social più popolari. Sul suo account Instagram cinque sole foto. Su quello Facebook, dove era molto più attivo, tante foto e brevissime riflessioni dedicate agli animali. Ad agosto in una Roma afosa e deserta si divertiva a postare brevissimi video in cui cantava canzoncine estive con le rime distorte.

Gli scatti quasi tutti sotto casa, al Prenestino tra una passeggiata e una sosta al bar. La sua ultima riflessione è del 26 agosto. Una frase di Seneca: “Era romano…”

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