Bye bye, Richie Havens: totem della beat generation

Un arrivederci, non un addio. Chi entra nella storia diventa immortale, chi canta la libertà davanti a un pubblico che ha fatto la storia, non può che far parte della storia di domani. Richie Havens se n’è andato a 72 anni, nella sua casa in New Jersey, in seguito ad un attacco di cuore. Il chitarrista statunitense, nato a Brooklyn, era noto a tutti per essere stato il primo a salire sul palco di Bethel aprendo lo storico maxi-concerto di Woodstock del 1969. Lì un canto di libertà, quella “Freedom” mai dimenticata. Icona della musica folk, mosse i suoi primi passi sulle strade del “Greenwich Village” di New York, lo stesso universo dal quale uscì anche Bob Dylan

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Fra le sue interpretazioni più famose “Freedom”, versione del gospel “Motherless Child“, che diventò un inno della beat generation. “Mister Richie Havens”: così tutti lo ricorderanno, come venne presentato quando per primo suonò su uno dei palcoscenici più caldi della storia del rock (e non solo). Cominciò la sua ascesa dal Greenwich Village della città, negli anni ’60, e si consolidò definitivamente quando nel 1969 fu il primo artista a salire sul palco del Festival di Woodstock. Nel 1993, suonò anche in occasione dei festeggiamenti per l’insediamento di Bill Clinton alla Presidenza della Repubblica Usa. Per l’importante ruolo che ricoprì nella storia della musica americana, nel 2003 Havens era stato insignito dal National Music Council per il suo ruolo nella storia della musica americana. Nota a margine: “Richie Havens (Topic). One of the topics most talked about on Twitter in United States“, a significare che ieri negli States sono stati in molti a cinguettare, la storia non se la dimentica nessuno. per fortuna.

RICHIE HAVENS – HERE COMES THE SUN (1971)

(foto by kikapress.com)