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Lana Del Rey, “Ultraviolence” è il nuovo album [RECENSIONE]

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Un disco fatto bene, pensato, evocativo, a tratti cinematografico. Va ascoltato più di una volta questo “Ultraviolence”, ultimo lavoro di Lana Del Rey in uscita domani, 17 giugno. Lei, miss ‘7 milioni di album venduti’ (anche di più) si ripropone sul mercato a oltre due anni di distanza da “Born to die”: in questa occasione ecco un’edizione standard, con 11 brani, e una deluxe, con altri tre brani aggiuntivi, sia in digitale che in versione tradizione. Sarà inoltre disponibile una versione in vinile e un box da collezione. Giovane e vitale, ma con qualche riserva: recentemente, infatti, Lana ha dichiarato a The Guardian: “Vorrei essere già morta“, questo riferendosi ai miti della musica del passato, oggi divenuti leggenda. Torniamo al disco, è meglio. Anticipato in aprile dal singolo “West Coast” (GUARDA QUI IL VIDEO) è un concentrato di ricordi, di amore violento e perverso, di droga e prostituzione. Insomma, è un album tosto.

“Ultraviolence”

Affascinante e conturbante universo dark. Questo avvolge Lana Del Rey e il suo nuovo album, “Ultraviolence”, in uscita domani 17 giugno. Velvet ha ascoltato i brani che compongono l’ultimo lavoro della cantante americana, ritrovando elementi im-portanti: “Shades of cool”, ultimo singolo, è un piccolo capolavoro in stile Amy Winehouse, mentre si presenta evocativa e onirica “Cruel World”. Poi “Sad Girl”, che vede protagonista una controversa prostituta ‘compiaciuta’ che ama il suo essere.

Un mondo violento, dicevamo in apertura: lo si coglie anche nella title track, con una donna che ama essere presa a schiaffi.
Cinematografico come album, ci sono brani come “Brooklyn Baby” (oltre 3 milioni di views in una settimana per l’audio ufficiale postato su YouTube) che sarebbero perfetti per qualsiasi film d’autore, di ieri e di oggi. Testi mai banali e una struttura musicale di fondo ottimamente curata, grazie anche al co-produttore di Dan Auerbach dei Black Keys (pregevole, ad esempio nella ballad “Old money” e nella già citata “Crue World”, sei minuti in crescendo).

Nel complesso, forti e marcati i cambiamenti rispetto al precedente disco “Born To Die”, anche se Lana Del Rey dimostra di non aver dimenticato la sua identità: con “Ultraviolence” c’è un momento di crescita, di maturazione, soprattutto – come detto – per quanto concerne i testi, parecchio inclini a temi delicati (tra prostitute e drogati). Cosa sorprende? “Ultraviolence” è un disco ricercato, dove la ricerca, il fine, è la qualità di suoni e parole: a questo si aggiungono i numeri e la quantità (almeno sul web l’album sembra già essere una vittoria).

Tracklist “Ultraviolence”:

CRUEL WORLD
MONEY POWER GLORY
ULTRAVIOLENCE
FUCKED MY WAY UP TO THE TOP
SHADES OF COOL
OLD MONEY
BROOKLYN BABY
THE OTHER WOMAN
WEST COAST
BLACK BEAUTY
SAD GIRL
GUNS AND ROSES
PRETTY WHEN YOU CRY
FLORIDA KILOS

(foto LaPresse)

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