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Emanuela Palmer, musica e futuro: “Se fosse l’Italia la terra promessa?” [Prima Puntata]

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Lei conosce bene la musica. Scena e retroscena dell’ambiente discografico, anche in virtù dei suoi costanti e continui viaggi a Londra. Emanuela Palmer è, a oggi, la sorpresa che non t’aspetti: solo apparentemente fuori dal mainstream (è stata spesso al fianco di artisti come Pino Daniele, Eric Clapton, George Michael, Claudio Baglioni e Renato Zero), recentemente ha anche ricoperto il ruolo di tour manager per il concept tour dei Dire Straits Legends (sold out in tutt’Italia). Parte oggi su Velvet Music una rubrica dal sapore internazionale, capace di guardare all’attualità, attraverso gli occhi di Emanuela.

LEGGI ANCHE: VIDEO-INTERVISTA A EMANUELA PALMER

LEGGI ANCHE: INTERVISTA ESCLUSIVA AI DIRE STRAITS LEGENDS

Musica e futuro: Italia terra promessa?

In tanti anni di lavoro all’estero, la cosa che più mi ha colpito è la mentalità molto provinciale che pervade l’universo musicale del nostro territorio. Il primo aggettivo che mi viene in mente è uno: “ottuso”. Penso ai dischi, agli artisti, alle produzioni. Ma – tocca ammetterlo – esiste sempre un rovescio della medaglia: in Italia ho sempre trovato il cuore più grande e, con esso, la più grande ispirazione per quanto riguarda la scrittura dei testi e – a volte – anche delle melodie. Il nostro è anche il paese del bel canto, delle splendide voci, capaci da sole di arricchire un brano apparentemente ‘ordinario’. Noi italiani guardiamo sempre dall’altra parte del cancello, abbiamo dentro il mito della “promised land”, ma non è mica detto che UK e USA siano scontate terre di conquista. Quante volte ho sentito dire: ‘Cerchiamo di andare in Inghilterra, lì possiamo fare i numeri…’. Un pensiero errato, almeno per certi versi“.

UK-USA-ITALIA: trova le differenze

In Inghilterra, come in America, esistono tanti artisti emergenti, ma – ammesso che non escano dai Talent Show – sono costretti ad auto-prodursi. Proprio come in Italia. Nessuno ti regala niente. In UK, tra l’altro, stanno chiudendo storici studi di registrazione come il TownHouse, ‘luogo sacro’ che ha ospitato Elton John, i Queen, i Duran Duran, i Coldplay e molti altri. L’Italia può vincere questa battaglia, può farlo tenendo nel dovuto conto il proprio glorioso passato di eccellenti cantautori. Anche noi, come i colossi anglosassoni, abbiamo un passato ricchissimo: da quella storia possono nascere molti nuovi talenti. Veri, soprattutto.

(foto by facebook)

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