Davide Shorty, dai pub londinesi al podio di X-Factor [INTERVISTA]

Davide Shorty. Dal nome già si potrebbe intravedere l’italianità mixata con l’internazionale. D’altronde è anche questa la forza artistica di Davide Sciortino, il palermitano che ha fatto impazzire prima la giuria di X-Factor, poi l’Italia tutta. Già dalle prime fasi del programma il soul man siciliano ha letteralmente sbalordito giurati e spettatori, mettendo d’accordo tutti come poche volte accade. Si, perchè il talento e la preparazione di Davide sono indiscutibili, così come lo è la passione che mette in ogni brano e che fa arrivare a chiunque lo ascolti. Passione che permea tutta la sua storia, una sorta di favola 2.0 che vede protagonista un giovanissimo rapper e cantante palermitano, che lascia la sua bella isola nel 2010 per trovare fortuna in Inghilterra.

Fin qui potrebbe essere la storia di un ragazzo qualunque, la cosa speciale è che Shorty sembra aver realizzato il suo sogno. Dopo aver frequentato The Institute Of Contemporary Music Performance di Londra, il riccissimo musicista si cimenta in mille lavori, ma non molla mai il suo obiettivo e quello per cui vive, la musica. Inizia ad esibirsi con il collettivo Retrospective For Love, una band dal suono soulful con componenti italiani, inglesi e francesi, per i pub e live club della cosmopolita Londra, fino ad arrivare ai palchi di festival europei o all’apertura di concerti di star del neo soul come Bilal.

E inizia a farsi notare sul serio, perchè una volta che lo senti Davide, capisci dopo un solo fraseggio che è nato per far quello, emozionare con le note. Ed è quello che ha fatto alla nona edizione di X-Factor, stregando tutti dalla prima esibizione di Iron Sky di Paolo Nutini, fino alla performance del suo bellissimo inedito My Soul Trigger, brano dal sapore hip hop – nu soul europeo che non ha davvero nulla da invidiare alle produzioni delle star black internazionali, e che gli ha fatto conquistare il terzo scalino del podio. Ora però vogliamo andare oltre quello che appare nel teleschermo e scoprire un po’ di segreti sull’uomo e l’artista Davide.

Dopo X-Factor sei tornato in Inghilterra dove tutt’ora vivi. A cosa ti stai dedicando al momento?
Sto scrivendo tanta musica, tanti brani in italiano. Non ho intenzione di fermarmi anzi. I temi che mi sto trovando a trattare e che mi ispirano sono attualmente la creatività e la morte della creatività causata dall’assenza di approfondimenti e spunti culturali in Italia. In più, un argomento che mi sta ispirando, è la dipendenza da social.

Interessante, a proposito… che rapporto hai con i social? Durante il periodo di X-Factor li curavano terzi per te. Come gestisci ora le tue piattaforme sociali e il rapporto con esse?
La dipendenza da social è un problema tangibile, anche e soprattutto per gli artisti. Magari ti ritrovi sempre li a “refreshare” la pagina, controllare se sono arrivati nuovi messaggi, capire quali sono interessanti, filtrare, rispondere. Fortunatamente ho qualcuno che si occupa della mia pagina Facebook, ma ammetto di stare molto tempo sui social e ti posso dire che rimpiango l’astinenza del periodo X-Factor. Non mi mancavano affatto, è stato un bel “detox”.

Se dovessi esprimere una tua preferenza tra lavorare con la musica in italia e in UK, cosa sceglieresti?
Vorrei lavorare nel mondo… mi sento un artista internazionale sinceramente, più che italiano. Vorrei continuare a vivere in Inghilterra, perchè per quanto io ami l’Italia e per quanto io sia visceralmente legato ad essa, so che il mio percorso artistico ha bisogno dell’Inghilterra per evolversi. Ho lavorato tanto sulla lingua inglese e sul mio posto in Inghilterra, sarebbe un peccato lasciare tutto, sento che non sarebbe la cosa giusta per me. Ma la vita a Londra costa tanto, bisogna darsi molto da fare qui, ogni giorno.

Questo mi da un gancio per un’altra domanda. Magari la gente pensa che andando ad un talent si possa “svoltare” o diventare artisti ricchi e affermati. Ma dopo X-Factor cosa accade realmente?
Si, sono contento che mi hai chiesto questa cosa. La realtà è molto spesso diversa da quella dipinta o immaginata dalla gente da casa. Usciti dai talent non ti riempiono di soldi, direi anche giustamente. Quando esci devi darti da fare, anche più di prima, per conservare quello che si è ottenuto e metterlo a frutto. Io continuo a lavorare e sbattermi doppiamente.

Prima di X-Factor tra le varie cose che facevi, so che insegnavi anche musica a grandi e piccini. Parlami un po’ di questa tua attività.
Prima di X-Factor insegnavo a persone di varie fasce di età, dai bambini fino agli adulti Devo dire che in generale non mi piacerebbe fare il professore vero e proprio, ma amo stimolare dibattiti e far riflettere tramite la scoperta della musica. Infatti mi piacerebbe ad esempio andare nei licei e tenere workshop sulla creatività o sulla cultura hip hop, credo che questa cosa manchi in Italia. Ricordo con affetto la volta in cui i miei bambini spontaneamente impararono a portare il tempo battendo sul 2 e sul 4, sul famoso rullante, come insegnava tempo fa il mitico Faso… mi emozionai… perché non è facile andare sul groove eh (ride)!

Dovendo fare un bilancio dell’avventura X-Factor?
Io ho utilizzato X-Factor come esperienza, come punto di lancio anche per portare un tipo di musica mai ascoltata in Italia, e l’ho fatto anche per la mia band, i Retrospective For Love, oltre che per i miei progetti. Non scindo le due cose, le vedo come un unico percorso musicale e spero sia servito tutto all’obbiettivo finale di fare musica al meglio e di far crescere la mia carriera artistica.

E la tua band, nonché i tuoi amici, come hanno preso questa cosa del talent?
Loro sono stati molto carini. Mi hanno supportato sempre e mi sono stati vicini. Hanno fatto votare gli amici da casa e i conoscenti e si sono messi sotto per spingere la cosa. Anche per loro, vedere il soul in tv in italia era un bene. Sono grato e onorato di esser stato supportato da loro, che non non si sono sentiti trascurati, ma hanno considerato la mia avventura come una loro avventura.

E invece i tuoi colleghi con il fattore “X” li senti ancora?
Li sento sempre e voglio loro molto bene. Ci piacerebbe suonare insieme e fare un tour congiunto. Sono legato a tutti e non vedo l’ora di fare musica con loro. Ma le cose vanno fatte per bene. Si spera in un “Baell” tour. Per ora sempre in merito ai miei colleghi… nel disco in uscita di Cranio Randagio ci sarà un mio featuring, su Love and feelings, la title track.

Ora un argomento ampio su cui puoi procedere con un flusso libero… Cosa stai pensando in questo momento circa la musica ed il suo stato attuale e cosa pensi dell’Italia e della musica nel nostro paese?
Sono molto orgoglioso di essere italiano e siciliano. Nel nostro paese ci sono talento, idee e valori molto nobili, puri e unici. Vorrei però che i giovani che vogliono fare i musicisti capissero che bisogna studiare, impegnarsi, informarsi, scoprire, andare oltre ciò che offre il “palinsesto”. Non si può stigmatizzare “l’ignoranza”, ma è nostro dovere arginarla e in quanto artisti siamo tenuti a “educare” chi si avvicina all’arte e alla musica.

In Musica prediligi la complessità rispetto alla semplicità dunque?
Non sono contro la semplicità. Non se dietro c’è un background forte. Quando invece il semplice lo si sceglie per lucro e per “vendere”, allora diventa negativo e nuoce alla cultura. La musica necessita di studio e rispetto e bisogna analizzarla a fondo per capirla. La musica apre la testa della gente, la unisce e fa arrivare messaggi importantissimi, bisogna prenderla molto sul serio, non come un gioco. Con la musica ti diverti ma non ci puoi “giocare”.

Per conoscerti davvero e capire “di che musica sei fatto”, parlaci di 3 pilastri del tuo background e di ciò che stai ascoltando ora.
Beh, come si sarà capito, nasco dal soul, dal cantautorato e dall’hip hop italiano vecchia scuola, ma di base ascolto musica americana e anglosassone. Mi hanno cambiato i dischi dei Sangue Misto, degli Slum Village, J Dilla, ATCQ, Marvin Gaye. Ho iniziato da piccolo a fare beat ricercando campioni e scoprendo il soul e il jazz, imbattendomi in divinità come Miles Davis, e il suo Kind of Blue lo considero disco della vita, ogni volta ci trovo qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda invece dischi attuali: To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar, Malibù di Anderson Paak, gli australiani Hiatus Kaiyote ed il loro Choose Your Weapon.

E ora invece cosa farai musicalmente parlando e dove ti troveremo?
Per ora continuerò a scrivere il mio disco e vorrei far uscire quanto prima l’album con i Retrospective For Love (spero l’Italia sia pronta…ride). Lavoro anche a materiale con la mia metà, Alba Plano, che sta finalizzando il suo disco; inoltre sto collaborando con strumentisti e producer a vari progetti. A breve andrò in Italia per alcune date live come quella a Palermo ad esempio. E poi per finire spero di fare un bel tour con i miei amici Gio Sada e Urban Strangers, ma chi vivrà vedrà. Potete seguirmi su Facebook per rimanere sempre aggiornati su tutto.

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