Si allunga la lista di arresti e provvedimenti penali per vicende legate al mondo del rap, anche il canadese Duvy è finito in manette per una sparatoria mortale
Sono stati tre questa settimana i casi clamorosi che parlano più di giustizia e sentenze penali che di musica e che riguardano il mondo del rap.
L’omicidio di Takeoff, il rapper dei Migos, due giorni fa ha portato a un’accusa formale. Un altro giovanissimo rapper, Lul G – nemmeno 21 anni – è stato condannato a oltre 24 anni di carcere per una sparatoria avvenuta quattro anni fa, per una assurda rissa finita a colpi di pistola.
È di poche ore fa la notizia di un altro rapper finito in manette con l’accusa di omicidio. È il canadese Duvy, accusato di un omicidio avvenuto nell’ottobre scorso a North York, Toronto.
Il vero nome di Duvy, è Tafari Minott. Il suo album di debutto Greenwayz aveva ottenuto un ottimo riscontro di critica e di pubblico. Ma a causa di questo episodio la sua attività artistica, ora è sospesa e in discussione.
Se le accuse saranno convalidate e si arriverà a un processo, Duvy rischia una condanna al carcere a vita.
L’episodio di cui è imputato è avvenuto nel primo pomeriggio del 6 ottobre scorso, una sparatoria al 5 di Needle Firway a North York, il quartiere artistico di Toronto dove il rapper aveva deciso di vivere anche dopo il considerevole successo del suo primo disco.
La vittima si chiamava Osman Bangura aveva 28 anni e diversi precedenti che riportano a traffici illeciti e bande. Inutili i soccorsi per lui. È stato dichiarato morto dai medici giunti sul posto dopo la chiamata d’emergenza.
Quando ci sono state le prime indagini su questo episodio, Duvy non sembrava assolutamente preoccupato. Anzi… aveva approfittato, del clamore suscitato dai media intorno al caso per pubblicare un video nel quale si mostrava con aria di sfida davanti alle telecamere chiudendo la clip con la scritta to be continued. Un atteggiamento ben lontano da quello di chi vuole collaborare con la giustizia e mantenere un profilo basso.
In quel momento Duvy era al massimo della sua popolarità, con due singoli nella classifica canadese e il suo primo album che cominciava a farsi ascoltare anche nelle radio specializzate statunitensi.
Interrogato una prima volta immediatamente dopo la scoperta del corpo crivellato di colpi, Duvy si è dichiarato del tutto estraneo all’accaduto. Ma in un secondo momento la polizia lo ha tratto in arresto. Sabato la procura di Toronto ha convalidato il suo fermo con l’accusa di omicidio.
L’album Grasswayz, pubblicato ormai più di un anno, fa aveva riscontrato un certo interesse anche da parte di artisti molto quotati, come Drake. Un disco che paga un tributo evidente alla vita difficile nei quartieri degradati di Toronto, con chiari riferimenti a fatti di sangue, guerra tra bande, traffico di armi e di droga che in qualche modo sembrano una premonizione rispetto a quella che poi è diventata l’attualità. Di Duvy si sa davvero poco: ha una pagina ufficiale senza biografia, ma avrebbe vent’anni. E ora anche un’accusa che si allega a quelle precedenti e che rischia di costargli carissima.
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