Monte Cazazza, scompare il trasgressivo pioniere del punk industriale

Qualsiasi etichetta poteva essere riduttiva per un artista come Monte Cazazza, scomparso dopo una lunga malattia a 68 anni

Monza Cazazza… difficile dimenticarsi di un nome così particolare. Tanto che ormai tutti pensavano che il suo fosse un nome d’arte, una sorta di marchio di improbabile provenienza. E invece era il nome di battesimo, con quella Z scritta per errore all’anagrafe perché suo nonno, di origine italiana, era andato via dall’Italia che si chiamava Casazza e si ritrovò a Staten Island ribattezzato Cazazza. E così restò.

Monte Cazazza, dissacrante e controverso

Nome difficile da dimenticare, ancora più difficile dimenticarsi delle sue opere trasgressive e trasversali che avevano come primo scopo quello di mettere a disagio l’utente finale… il cliente come lo chiamava lui: “Se faccio un film e la gente vomita va benissimo, se faccio una canzone e la gente si tappa le orecchie è perfetto. Se scatto una foto, o disegno un quadro e la gente ha paura capisco di avere centrato il mio scopo”.

Sono dichiarazioni estremamente esplicative del personaggio Monte Cazazza, una vita tra musica, arte grafica e realizzazioni video trascorsa nel tentativo di sbalordire e in qualche caso spaventare il pubblico.

Nato a San Francisco, Cazazza è stato un personaggio straordinario per quanto controverso, spesso anche molto difficile da spiegare. Alle scuole superiori era passato alla storia per avere rubato le scarpe dei compagni impegnati in una lezione di ginnastica (“io ero esonerato… ero fisicamente infelice” si giustificò) per farne un gran pavese appeso al primo piano della sua scuola.

All’università si superò. Arrivò all’induction day, il primo giorno ufficiale dell’ateneo, con un secchio. In bagno lo riempì d’acqua: e compagni, insegnanti e addetti di servizio impararono ben presto l’efficacia del cemento a presa rapida, gettato generosamente sulle scale di Oakland che fu costretta a chiudere i battenti. Fu bandito a vita.

Monte Cazazza in un cartellone promozionale
Monte Cazazza in un cartellone promozionale – Credit ANSA (velvetmusic.it)

L’elogio dell’osceno

Iniziò la sua attività con esibizioni quanto meno divisive. Si presentava alle feste degli amici con un gatto morto armato di benzina e formaldeide per farne un falò. Solo dopo molto tempo spiegò che era un peluche: “Ma estremamente realistico….”

Nonostante le sue esibizioni spesso si concludessero con denunce, Monte Cazazza riuscì a ritagliarsi una discreta popolarità tra gli artisti più alternativi e sperimentali. Realizzò collage di opere d’arte dove i fiori e frutta venivano sostituiti da peni e vagine. In altre occasioni raccoglieva opere d’arte a sfondo sacro, soprattutto di legno, per farne scempio con motoseghe. Alcuni critici lo definirono “l’elogio dell’osceno”. Altri lo misero all’indice: le sue opere per diversi anni furono bandite da qualsiasi galleria d’arte o esposizione di carattere tradizionale.

Poi, in un secondo momento, Monte Cazazza scoprì la musica. Per la verità era un discreto chitarrista e un buon tastierista fin da ragazzino. Ma solo dopo un viaggio a Londra iniziò a sperimentare il suo senso dissacrante dello spettacolo e della produzione musicale riadattando brani celebri con rumori e urla. Nasceva l’industrial. E Monte Cazazza, incredibilmente, riuscì quasi a trovare quiete nel rumore, creando musica grazie a ingegnosi distorsori che lui stesso produceva. Collaborò con diversi musicisti alcuni dei quali furono fortemente influenzati dalla sua visione un po’ grottesca ma anche seducente.

Nove dischi solisti, una quindicina come ospite per Monte Cazazza
Nove dischi solisti, una quindicina come ospite per Monte Cazazza – Credit ANSA (velvetmusic.it)

Un pioniere, innovativo e malsano

Tornato a San Francisco diventò l’artista di punta della Factrix, uno dei primi gruppi industriali e sperimentali californiani registrando molto per colonne sonore e documentari. Firmò per la Industrial Records di Throbbing Gristle. Nasceva il collettivo COUM che ospitò tra gli altri anche Genesis P-Orridge, scomparso tre anni fa. Celebri alcune sue espressioni molto trasgressive.

Mentre gli Stati Uniti litigavano sulla pena di morte, alla vigilia dell’esecuzione di Gary Gilmore, lui realizzò un autoscatto in tuta da condannato, legato a una sedia elettrica. Disgraziatamente qualcuno lo prese sul serio. E la sua foto finì sui giornali asiatici, convinti che il vero condannato a morte fosse lui.

“Dicono che sono un genio disturbato, che se non facessi arte sarei un serial killer – disse in una sua intervista del 2013 – tutto sommato meglio per tutti che abbia dissacrato senza mai far del male a nessuno. O no?”

A dare la notizia della sua morte dopo una lunga malattia che negli ultimi mesi lo aveva lasciato estremamente sofferente è stata la sua compagna di vita e d’arte Meri St. Mary. La sua discografia conta otto album, tra i quali il celebrato The Cynic, e una quindicina di altri album in collaborazione con

Factrix, Chaos of the Night, Atom Smashers, Love Force ed Esperik Glare e Psychic TV, il collettivo fondato da Genesis P-Orridge.

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