Lucio Battisti, festival di Molteno può continuare: è guerra degli eredi

Lucio Battisti nacque a Poggio Bustone, in provincia di Rieti. Lì, come molti sanno, troneggia una statua in sua memoria. Luogo di ritrovo e di ricordo per i fan più accaniti. Molteno è dove, invece, il musicista ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, là dove oggi s’insinua la polemica. Il Comune, secondo la sentenza della Corte d’Appello di Milano potrà continuare a organizzare la manifestazione “Un’avventura, le emozioni” che teneva dal 1999. Dunque, ragione all’ente e ribaltamento della sentenza del maggio 2011. Ora è “guerra familiare”.

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I fatti

Maggio 2011, il tribunale di Milano condanna il Comune di Molteno, cittadina dove Battisti visse – ritirato – gli ultimi anni della sua vita, a risarcire con 70mila euro il danno alla moglie e al figlio di Battisti, nonché le edizioni musicali “Acqua azzurra” e “L’aquilone”, società intestatarie dei diritti di utilizzazione economica delle sue opere. Questo per via del Festival organizzato (dal 1999 al 2005) proprio nella provincia lecchese, con il quale – secondo i congiunti diretti – sarebbero stati violati i diritti del cantante. Poi la stessa sentenza viene ribaltata. Questo, dopo che il Tribunale civile aveva accolto la tesi secondo cui nessuno può utilizzare il nome e l’immagine di una persona senza il suo consenso e men che mai può farlo dopo la sua morte contro la volontà dei suoi eredi.

Le dichiarazioni dell’avvocato

Secondo l’avvocato degli eredi di Lucio Battisti, Molteno avrebbe incassato, nel corso delle varie edizioni, oltre 220mila euro, per lo più tramite sponsor. Il Comune ha replicato, sostenendo di avere sempre speso cifre superiori agli introiti. Interessante, tuttavia, quanto dichiarato dallo stesso legale: “Se dovessimo avallare la motivazione della Corte d’appello di Milano, chiunque potrebbe utilizzare per finalità di sponsorizzazione il nome e/o l’immagine di un personaggio notorio, senza il suo consenso, per promuovere un evento culturale e commemorativo…“. (fonte: corriere.it). Non finisce qui, gli eredi impugneranno la sentenza in Cassazione. Tu chiamala, se vuoi, guerra.

(foto by facebook)

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